Antico Nostrano del Brenta 1763, Il Doge
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Discussione
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Riporto, pari pari e senza assumermene la proprietà, un articolo pubblicato su Gusto Tabacco che rimane quindi il titolare dei credits di questo articolo e che quindi ringrazio.
Brevi cenni storici
Negli ultimi mesi si è parlato spesso in vari siti e blog tematici dell’uscita del sigaro “Nostrano del Brenta” fuori dai confini del Veneto dopo quasi cinque secoli di “clandestinità”. Grazie ad un accordo siglato con il consorzio Tabacchicoltori del Monte Grappa con le Manifatture Sigaro Toscano è commercializzato nelle tabaccherie nel nord Italia dall’inizio del settembre dell’anno appena concluso.
Il sigaro, prodotto in 150mila esemplari, è interamente fatto a mano e porta un nome evocativo della Serenissima: Doge.
Per ora i numeri di produzione sono piccoli ma è volontà dei proprietari di crescere e raggiungere tutte le rivendite d’Italia.La storia di sigaro del Brenta è molto interessante, fatta di clandestinità e contrabbando. Lungo uno dei fiumi più importanti del territorio, da Valstagna a Campese di Bassano del Grappa, i sigari si cominciarono a produrre alla fine del 1.500, circa un secolo dopo l’arrivo del tabacco in Europa dalla scoperta delle Americhe. Soltanto nel 1763, quasi due secoli più tardi, i rappresentanti della Repubblica concessero agli agricoltori di coltivarlo legalmente. Il sigaro Nostrano, antenato di quello che è il Doge, è però già conosciuto, tanto che si hanno testimonianze storiche che parlano di sigari fumati dai signori veneziani già nel 1677. Nei secoli successivi la comunità del Canal di Brenta, colpita da pesantissime carestie, ha fatto di necessità virtù. Proibiti prima dalla Repubblica, quindi da Vienna e infine dai finanzieri italiani per motivi fiscali, i sigari Nostrani non esistevano ufficialmente ma erano consumati regolarmente in tutto il Veneto, grazie a una rete capillare di distribuzione che partiva da Bassano e raggiungeva tutta la regione.
Questo commercio illegale andò avanti fino al 1939 quando sedici agricoltori costituirono una cooperativa denominata “Consorzio tabacchicoltori del Grappa” dove si occupavano principalmente di tabacchi per sigarette, lasciando sempre spazio per sigari da passare clandestinamente.
Ora, grazie all’interessamento della Regione, il consorzio ha trovato un accordo con il gruppo Maccaferri, proprietaria di maggioranza delle Manifatture Sigaro Toscano, per riportare in commercio questo storico sigaro. La parte artigianale della produzione continuerà sulle rive del Brenta, con dieci sigaraie che si occuperanno manualmente del confezionamento dei sigari, mentre quella industriale e meccanizzata si sposterà a Lucca.
RECENSIONE
Il sigaro si presenta con una buona fattura, ben costruito e in fumata ha un buon tiraggio.
Quando ci si ritrova questo sigaro tra le mani è immediato il paragone col sigaro Toscano. Le differenze si notano immediatamente quando lo si accende.Subito si avverte una forza minore, una struttura molto più “mild”. I sapori percepiti sono dolci e lasciano la bocca decisamente asciutta.
Gli aromi che si percepiscono sono lievi e richiamano al legno, pepe e spezie.
A differenza del Toscano questo tabacco è curato ad aria e nella fumata non sono presenti i tipici aromi provenienti dalla cura a fuoco del cugino italiano.
In conclusione è una fumata gradevole, soave, da aromi di buona qualità e di media intensità.
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